aRound - Cambiamenti della Medicina Generale tra strutture organizzative e nuovi ruoli

Data di pubblicazione:

8 Ottobre 2024

Tempo di lettura: 5 minuti

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Cambiamenti della Medicina Generale, tra strutture organizzative e nuovi ruoli

Le cooperative di medici di famiglia ridefiniscono le cure territoriali in diversi modi significativi, influenzando positivamente il modo in cui vengono erogati e gestiti i servizi sanitari a livello locale, con una forte spinta all'accessibilità, al coordinamento e alla gestione delle risorse, ma anche come forma di promozione dell'innovazione e adattamento delle pratiche sanitarie ai bisogni locali.  

Ma quanto l’utilizzo efficiente delle risorse e la razionalizzazione dei costi impatta sul SSN? Quanto il lavoro di coordinamento tra i clinici coinvolti incide positivamente sul patient journey? Quanto le cooperative sono agili in termini di innovazione e adattabilità alle evoluzioni normative e ai cambiamenti del contesto sanitario? E come impattano la tecnologia e la digitalizzazione nella crescita del mondo cooperativistico della medicina generale?


Abbiamo parlato di queste tematiche nel corso del nostro evento “aRound - Cambiamenti della Medicina Generale tra strutture organizzative e nuovi ruoli”. 

Un incontro per comprendere il futuro della Medicina di Famiglia

 

L’evento, moderato dall’esperto di politiche sanitarie Alessandro Inglese e in cui sono intervenuti Claudio Benelli, Presidente della Cooperativa Consulto formativo, e Davide Fabbrica, Presidente Provinciale di SNAMI Monza, si è tenuto a Monza presso l’Hotel de La Ville ed è stato un'occasione di incontro per comprendere il futuro della medicina di famiglia in Italia, con un focus particolare sulle diverse forme cooperativistiche che coinvolgono questo ambito e, in particolare, un confronto per capire vantaggi, limiti e possibili aree di miglioramento e per ribadire il ruolo trainante delle cooperative nell’implementazione di più agili forme di erogazione dei servizi.

Le nuove parole-chiave della Medicina Generale

 

Sempre più il coordinamento delle cure e la collaborazione tra medicina di medicina generale, specialisti, infermieri e altri professionisti sanitari, permette di migliorare la qualità delle cure attraverso la condivisione delle informazioni cliniche e la definizione di piani condivisi in particolare per la gestione delle patologie complesse.

Il modello di assistenza sul territorio è in questo momento al centro di una riorganizzazione
legata alle progettualità previste dalla Missione 6 del PNRR e dal DM77/22. Qual è il ruolo della Medicina Generale in questo contesto? Per capirlo, bisogna probabilmente partire da una serie di parole chiave:

- Prossimità: se ne sente molto parlare, tuttavia, concordano i partecipanti al nostro dibattito, essa va “costruita” e non può essere data per scontata. Dunque, si evidenzia certamente il  bisogno di un progetto, che tenga conto in primis delle esigenze relative alla formazione del personale medico.

- Integrazione verticale e orizzontale nel SSN. I MMG svolgono un ruolo essenziale ma anche qui, a detta dei professionisti intervenuti, serve progettualità. Un aiuto a tutto questo arriva dalla digitalizzazione, vista come un fenomeno che interviene sui processi e sui percorsi.

- Prevenzione: come evidenziato in particolare dal Dott. Inglese nel suo intervento, l’Italia non è necessariamente così indietro in tal senso. Infatti, spendiamo in prevenzione anche più di altri Paesi Europei. Tuttavia, la prevenzione è trasversale però ad altre cose: per esempio, uno dei ruoli della prevenzione dovrebbe essere quello di evitare o quantomeno rallentare le cronicità.

MMG: non si può più restare “nel proprio orticello”

 

Un tema su cui tutti i partecipanti al nostro incontro hanno espresso opinioni concordi è che, per portare avanti un cambiamento significativo, c’è bisogno dell’apporto non soltanto dei MMG, ma tutta una serie di attori: comuni, infermieri, assistenti di studio, assistenti sociali, famiglie.

Serve, in particolare, un aiuto da parte della politica perché spesso, a detta dei dottori intervenuti, non passano certe problematiche dei MMG, tra cui il grande numero di pazienti che ogni medico deve gestire.

Per esempio, vi sono oggi circa 5000 medici in Lombardia a fronte dei circa 9000 di pochi anni fa. Questo fa sì che, come più volte evidenziato nel confronto, non si possa restare “nel proprio orto”. 

Sempre più il coordinamento delle cure e la collaborazione tra medicina di medicina generale, specialisti, infermieri e altri professionisti sanitari, infatti, permette di migliorare la qualità delle cure attraverso la condivisione delle informazioni cliniche e la definizione di piani condivisi in particolare per la gestione delle patologie complesse.

La rinnovata centralità dell’organizzazione cooperativa

 

L’organizzazione cooperativa è quella che, in effetti, ci può portare a bypassare questo momento complesso per la Medicina di Famiglia, in quanto permette di avere organizzazione e di pensare diversamente il lavoro dei MMG.

Il percorso verso l’integrazione è, di per sé, molto difficile ed è per questo che bisogna iniziare a intraprenderlo adesso. 

Un'alleanza con i sindaci in tal senso è fondamentale, ma bisogna anche fare un passo ulteriore: quello di una partecipazione maggiore da parte dei MMG nei piani territoriali. Per essere “protagonisti del cambiamento”, i medici hanno bisogno di essere protagonisti, innanzitutto, dei processi che li riguardano. 

Giova tuttavia ricordare che le cooperative sono un utile strumento per raggiungere questi scopi ma sono un mezzo, non un fine: si evince dal dibattito che deve essere riconosciuto soprattutto un tempo medico di cura, con un proprio lavoro, queste dinamiche però devono essere fatte comprendere anche ai pazienti, ed educare questi ultimi, a sua volta, richiede tempo e progettualità.

Ma è solo un problema dei Medici di Famiglia?

 

Un altro punto interessante emerso nel nostro confronto è che, in effetti, gli stessi problemi del SSN sono identici o quasi a quelli del servizio sociale, tra cui per esempio (e in particolare) la carenza di personale. La popolazione attuale ha spesso bisogni e disagi non soltanto sociali, ma anche di tipo sanitario (pensiamo ai bisogni delle persone anziane, spesso non più autosufficienti). 

Dunque, le Case e gli Ospedali di comunità, così come le Centrali Operative Territoriali, sono solo mezzi. Ciò che è veramente importante è riorganizzare la gestione delle malattie croniche e della non autosufficienza, definendo i processi e i modelli organizzativi necessari per raggiungere questo obiettivo.

In questo contesto, anche la digitalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale può essere vista come la semplice creazione di un'infrastruttura, oppure come un'opportunità per rendere più efficienti i processi, ridurre la burocrazia e, in definitiva, facilitare il lavoro dei medici di medicina generale.

La progettazione e in particolare la “co-progettazione” (vista anche come progettazione concertata con gli altri attori coinvolti) sono quindi i punti su cui maggiormente i MMG dovrebbero partecipare. In conclusione, per rendere più attrattiva la professione medica, in particolare quella del medico di medicina generale, è necessario modificare alcune condizioni di contesto, un obiettivo che può essere raggiunto solo attraverso un nuovo ruolo attivo e centrale dei medici stessi.